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Varsavia in bianco e nero

Benevenuto nel primo post del mio blog sulla fotografia analogica. Oggi voglio raccontarti la mia prima esperienza (da adulto), con la fotografia a pellicola; come detto nella presentazione del progetto .film, pochi mesi fa mi è stata regalata una macchina fotografica analogica: una Nikon FM2n del 1991 in perfette condizioni (nel senso che non aveva mai avuto l'onore di scattare una foto).
La scelta delle pellicole in bianco e nero Kodak ed Ilford è stata fatta per poter seguire personalmente (ma soprattutto per imparare) la seconda fase importante della fotografia analogica: lo sviluppo del rullino.

Buona lettura!

È ormai una tradizione consolidata che ogni anno, in corrispondenza della settimana del mio compleanno, io e mia moglie organizziamo una mini vacanza di famiglia in una città europea. Dopo anni sono riuscito a convincerla a scegliere come meta Varsavia, Polonia. Si sono aggiunti anche Marco (il mio suocero) e sua moglie Laura.
Abbiamo trascorso tre freddi giorni in una città che mi ha lasciato a bocca aperta: il contrasto tra gli edifici austeri ed imponenti dell'Unione Sovietica con i grattacieli slanciati dei giorni nostri, combina la storia con una modernità dinamica.

Nella mia personale classifica delle città europee più belle, occupa sicuramente un gradino del podio...anche se ancora non so dire di preciso quale.

Kodak TMax 400

Il primo rullino che ho caricato è stato un Kodak TMax 400 che ho scattato alla velocità nominale di 400 ISO, in quanto il primo esperimento che voglio fare nel mondo della fotografia analogica è capire il comportamento, le caratteristiche intrinseche - la profondità dei neri, la brillantezza dei bianchi ed il contrasto generale - e le diverse rese delle pellicole in bianco e nero scattate alla velocità nominale, senza quindi applicare nessuna sovra o sotto esposizione.
Mi piacciono molto le immagini in bianco e nero ad alto contrastato, dove i bianchi sono bianchi, i neri sono profondi ed i grigi esattamente a metà.

Nella ricerca del contrasto perfetto, le giornate soleggiate e terse che abbiamo incontrato mi hanno aiutato molto già nella fase dello scatto: lo si vede specialmente nelle prime 6 fotografie, scattate nella zona del Castello Reale di Varsavia.

La Kodak TMax 400 si è comportata egregiamente anche nelle zone d'ombra, non perdendo i dettagli: nella foto della signora senza tetto seduta di fianco alla sua borsa, la zona in piena ombra sulla destra mantiene tutti i dettagli. In questo scatto la misurazione dell'espozione è stata fatta proprio nella zona in ombra, e successivamente ho corretto i tempi velocizzandoli di un paio di stop: è una tecnica che uso molto spesso quando fotografo scene ad alto contrasto anche con la mia fotocamera digitale, una Canon 6D Mk II.

La pellicola ha mostrato il fianco solo in occasione della fotografia di mio figlio Edmond che dorme in braccio a mia moglie Alice: la poca luce che entrava dalle finestre del locale combinata alla bassa sensibilità della pellicola, non hanno aiutato i tempi. Putroppo si è creato quel micromosso, anche se, tutto sommato, la foto non mi dispiace.

Il mio scatto preferito di questo primo rullo di Koadak TMax 400 è il primo: il soggetto - il viale deserto durante una gara podistica della domenica mattina - sembra l'ambientazione del film "Io sono Leggenda" di Francis Lawrence, le linee prospettiche guidano lo sguardo perfettamente al centro e la resa del bianco e nero mi piace molto.

Ilford Pan F Plus

Il secondo rullino che ho voluto provare è stato l'Ilford Pan F Plus che ha un indice di sensibilità bassissimo (50 ISO, per cui non proriamente adatto a situazioni con scarsa illuminazione)